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TRE SGUARDI DALLA PASSIONE DI GESU’ Omelia del Venerdì Santo

TRE SGUARDI DALLA PASSIONE DI GESU’

Omelia del Venerdì Santo 2021

“Questo è il mio corpo spezzato per voi …, questo calice, questo vino, è il mio sangue versato per voi”. Abbiamo celebrato ieri nella Messa in Coena Domini il mistero di questa Pasqua particolare vissuta da Gesù con i suoi discepoli. Ciò che Gesù annunciava e significava in questo rito che noi cristiani ripetiamo ogni volta nella S. Messa oggi si realizza: questo corpo martoriato, questo sangue versato. La chiesa ammutolisce nel silenzio davanti alla tragedia di un dio che muore.

In questa liturgia del Venerdì Santo vogliamo, dal racconto della Passione, dai gesti simbolici che faremo con la Adorazione della Croce, prendere tutto l’insegnamento di questo giorno, il suo messaggio: cosa ci consegna il Venerdì Santo? Direi che ci consegna soprattutto tre parole, tre sguardi.

Il primo sguardo è farci vedere quanto è grande l’amore che Gesù ha per noi, fino a dove arriva questo amore. Non c’è amore più grande di chi dà la vita per le persone che ama. Pensiamo al tempo che dedichiamo ai nostri cari, ai nostri amici, i genitori ai figli, ai congiunti: l’amore che dà la vita! Ma poi, fino a dove è arrivato! Ha dato la vita per coloro che lo hanno abbandonato, ha dato la vita per un popolo che ha tradito un patto di alleanza. I Giudei non volevano entrare davanti a Pilato per non contaminarsi e poter celebrare la Pasqua, mentre uccidere un innocente non contaminava niente! Quale pericolo per tutte le religioni quando i riti, le regole, le tradizioni nascondono il volto di Dio invece di rivelarlo. Non vogliono entrare nel pretorio perché se entravano in un luogo dove c’erano i pagani non potevano celebrare la Pasqua. E portano un innocente a morire!

I suoi amici, questo povero Pietro che non ce la fa a dire che era suo amico, e Giuda forse illuso e forse a fin di bene, povero anche Giuda che lo mette nelle mani dei suoi nemici, e tutti che vanno via. Giovanni è l’unico che il vangelo ci racconta che resiste accanto alla croce con Maria. Ma quanto è grande l’amore di uno che dà la sua vita anche per quelli che lo tradiscono! Come è bello per noi pensare che Dio ci ama anche nelle nostre fragilità, che non bisogna arrivare a meritare qualcosa, che Lui ci ama come siamo e dà la vita per noi. Questo è il primo grande sguardo. È una contemplazione, è lo stupore, è quando vedi qualcosa che non riesci a capire come possa accadere.

Il secondo sguardo: Gesù ci insegna la strada per la felicità. Si, perché noi cristiani oggi abbiamo una liturgia molto raccolta, senza festa, ma noi sappiamo che stiamo andando verso qualcosa di bello che domani vivremo: la resurrezione. Allora viene in mente quando nell’ultima domenica prima delle Palme alcuni stranieri chiedono a Filippo “vogliamo vedere Gesù”, Gesù quando vede questa gente che vuol capire chi è lui le dice “io sono un chicco di grano”. Il chicco di grano produce una spiga piena di chicchi di grano: la bellezza della vita passa dal dono d’amore. Ecco il secondo sguardo.

Se sei egoista, se non apri mai il tuo cuore agli altri, se non ti lasci consumare un po’ dall’amore, tu non vivrai mai una vita bella. La passione di Gesù ci insegna la strada per la felicità; è strano, c’è tanto dolore in questa storia di Gesù, ma lui apre una strada, ci dice che la felicità si ottiene attraverso il dono di noi stessi: più siamo capaci di donare più la nostra vita sarà bella.

Il terzo sguardo invece arriva all’oggi, arriva alla nostra vita, perché purtroppo questa passione di Gesù non è una storia passata, non è qualcosa che si è chiuso duemila anni fa, ai margini dell’impero romano in sua quella piccola insignificante provincia che a quel tempo era la Palestina. Questa storia continua ancora oggi. Allora il nostro sguardo deve essere rivolto su quei luoghi, su quelle storie nei quali la passione di Gesù continua.

Ci sono ancora piazze che chiedono la morte, ci sono parole di razzismo, di violenza e di cattiveria che trattano le persone come problemi, che li fanno affogare nel mare o morire di fame in un villaggio dell’Africa o dell’India, che li vogliono segregare nei ghetti. Ci sono parole cattive come quelle che dicevano a Pilato: crocifiggilo quel sognatore che vuole cambiare il mondo, levacelo di torno, facci stare tranquilli a fare i nostri affari, facci pensare prima a noi stessi e gli altri si arrangino.

Ci sono tante parole cattive e c’è tanta indifferenza, c’è tanta gente che si volta dall’altra parte. Diceva il grande giudice Giovanni Falcone, una delle tante vittime della mafia, “ho più paura del silenzio dei giusti che delle parole dei mafiosi”.  C’è tanto menefreghismo. Davanti alla cattiveria non si reagisce, ci chiudiamo nelle nostre preghiere e fuori dalle nostre chiese c’è un silenzio che è colpevole, che è colpevole. Chi vede una ingiustizia e non la denuncia ne è complice. Chi sente parole cattive e non le contrasta è complice.

Nella nostra umanità ancora continua questa passione di Cristo. Ecco allora questi tre sguardi devono essere il Venerdì Santo per noi cristiani. Il primo è uno sguardo innamorato, contemplativo: è un Dio che ti dimostra che ti ama oltre ogni pensiero, oltre ogni aspettativa, è un Dio che ti stupisce sempre.

Il secondo sguardo è un Dio che ti insegna la strada della felicità, che ti dice che solo donando te stesso potrai realizzare la tua vita.

Il terzo sguardo è un Dio che ti inchioda nella vita, che non si lascia incantare da tre preghiere o da qualche tradizione, ma ti legge il cuore e vuole capire da che parte stai. Un altro grande sacerdote vittima della camorra – don Peppino Diana di Casal di Principe - ucciso mentre stava per celebrare la messa, perché la mafia vuole che i preti stiano in sacrestia e non vadano fuori, disse una frase molto bella: “a me non importa sapere chi è Dio, a me importa sapere prima di tutto da che parte sta” … a me importa sapere da che parte sta!

Sei in piazza ad abbaiare cattiveria o sei con Giovanni, con Maria, con Pietro, il povero Pietro, a piangere per la sua fragilità, sei accanto ad un uomo crocifisso o sei in piazza a liberarti di questo sognatore che ti disturba gli affari e la vita. Da che parte stare: ecco una domanda sulla quale la liturgia del Venerdì Santo ci può aiutare a vivere un pensiero che ci porta in modo più vero alla Pasqua.