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Chi sono

 

 

Don Armando Zappolini è Presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) dal gennaio 2011.
In precedenza ricopriva l’incarico di vicepresidente della Federazione e responsabile del settore internazionale.
È stato anche presidente del CNCA Toscana.

Nato a Pontedera (PI) il 15 luglio 1957 e ordinato sacerdote il 6 dicembre 1981, don Armando è parroco di Perignano, Quattro Strade, Lavaiano e Gello, tutti paesi della Diocesi di San Miniato in Provincia di Pisa. Entrato in seminario a 14 anni, è cresciuto in una chiesa animata dalle figure dei cardinali Giovanni Benelli e Silvano Piovanelli.

Nel 1990, ha fondato la comunità terapeutica per persone tossicodipendenti di Usigliano e nel 1993 è entrato nel CNCA, proprio con questa organizzazione.
Il 1990 è stato un anno importante e di svolta per il suo percorso sacerdotale e umano: un anno che ha rafforzato definitivamente la sua anima di “prete sociale”: conosce Madre Teresa di Calcutta (che ha fatto visita alla parrocchia di Perignano) e stringe amicizia con uno dei “bambini” della Madre, Padre Orson Welles, ora sacerdote in India. 
L’anno successivo ha fondato l’associazione Bhalobasa, per organizzare azioni di aiuto in favore delle comunità del Sud del mondo. L’associazione promuove progetti, viaggi di sensibilizzazione e il sostegno a distanza in India, Uganda, Burkina Faso, Ecuador, Brasile, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania. 

Nel 2001, insieme ai coordinamenti del CNCA e ad altri gruppi cattolici, ha partecipato ai cortei dei movimenti no-global e delle associazioni pacifiste per il G8 a Genova.

Don Armando è attivo anche nell’impegno anti-mafia con l’associazione Libera, contro la diffusione delle mafie e per la promozione di una cultura della legalità.

È portavoce nazionale della campagna contro il gioco d’azzardo “Mettiamoci in gioco”.

 

Il selvaggio contemplativo, il sognatore con i piedi nel fango e il costruttore di ponti.
Sono le tre anime di Don Armando Zappolini, quelle che, intersecandosi, fanno di lui un uomo, un prete e un prete sociale. 

Don Armando è parte di quella Chiesa “di strada”, di quella Chiesa fatta da operatori religiosi che vivono il loro impegno sociale quotidianamente.  Convive con la sofferenza, nel mondo delle comunità di accoglienza, vicino alla gente “in tanti anni non si è mai sentita a casa”. Quella parte della Chiesa dimenticata che, con Papa Francesco, ritorna ad avere voce.
Adesso la Chiesa si è accorta di noi”, dice don Armando, “per tanto tempo siamo stati quelli strani. Ma perché? Forse perché troppo comunisti, troppo rivoluzionari, troppo aperti … ci siamo sentiti fuori da casa nostra, la casa di una Chiesa intrappolata nelle paure in una posizione difensiva”.

La storia di don Armando è quella di tanti altri, che, attraverso le azioni e le parole di Papa Francesco, sono ritornati a casa per restituire dignità al cammino di queste persone e dei tanti laici che, con loro, lo hanno condiviso. Ma anche uno strumento per “contaminare” un modo diverso di esser prete e di essere Chiesa, trasmettendo il messaggio globale che: “si può essere sognatori con i piedi nel fango, si può essere contemplativi e combattenti, si può essere impegnati in un servizio, ma anche capaci di cambiare un modello di società.”.
Una sintesi che don Armando, nella sua vita, ha pienamente vissuto e difeso, continuando a farlo tutt’ora.