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IL DONO DELLO SPIRITO

IL DONO DELLO SPIRITO SANTO, DONO DI UNA PRESENZA

Omelia della VI^ Domenica di Pasqua

 

Questa pagina del Vangelo di Giovanni ci porta in un momento particolare della vita di Gesù e dei suoi Apostoli, un momento di grande intensità e anche di grande amarezza. Siamo quasi alla fine della esperienza umana di Gesù prima della sua morte e della sua resurrezione e il clima che gli apostoli avvertono è un clima di grande sconforto e di grande scoraggiamento. I gesti compiuti nell’Ultima Cena, la lavanda dei piedi, l’annuncio già ripetuto diverse volte, nel cammino verso Gerusalemme, della imminente tragedia che sarebbe accaduta, l’arresto di Gesù, la sua tortura, la morte in croce. In questo momento di grande amarezza queste parole appaiono così oscure.

C’è tanta consolazione in quello che Gesù dice “non vi lascerò soli, vi manderò lo Spirito che vi insegnerà ogni cosa, che sarà sempre con voi”, ma sanno tanto di parole di circostanza davanti alla realtà di uno che sta per scomparire dalla nostra vista. E poi questa sensazione di incomprensione su questo Spirito, questo dono paraclito; chissà quante volte in quei giorni di tragedia e anche dopo la resurrezione – prima che lo Spirito proprio illuminasse gli apostoli e la chiesa -, chissà quante volte si sono domandati il senso di queste parole.

Esse però sono diventate subito chiare nella esperienza della chiesa primitiva, nata nel giorno di Pentecoste. Fra due domeniche vivremo questa grande solennità che inaugura il terzo momento della storia della salvezza. Tutto è diventato chiaro per gli Apostoli, perché la loro paura, la loro timidezza è stata come consumata dal fuoco dello Spirito e acquistano la parresia, il coraggio della parola; e acquistano il potere di fare quello che Gesù faceva, guarire i malati; e acquistano la capacità di trasmettere la parola viva, che apre il cuore della gente. Il dono dello Spirito accompagna la storia della chiesa fin dai suoi inizi: abbiamo ascoltato la prima lettura “gli apostoli imponevano le mani” e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

Ecco allora questa domenica sesta del tempo di Pasqua, che ci anticipa la festa della Ascensione e soprattutto quella della Pentecoste, ci invita a chiedere, ad avere e a custodire il dono dello Spirito in noi. Lo Spirito non è qualcosa che annulla la nostra volontà, non è qualcosa che ci rimbambisce e ci porta come degli automi in giro a fare delle cose; ma se noi apriamo il nostro cuore a Lui, se noi ci mettiamo nelle sue mani, lo Spirito diventa forza, energia, speranza. È come nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci: cosa sono cinque pani e due pesci per migliaia di persone? Ma se il poco che noi siamo e abbiamo lo mettiamo nelle mani di Dio, avviene il miracolo e spezzando il pane non finisce mai.

Finisce se lo teniamo solo per noi, finisce nell’egoismo, finisce se noi coltiviamo lo spirito del mondo e non ci apriamo allo spirito di Dio. Ecco la forza di essere generosi, belli, aperti, positivi, persone che abbracciano, che incontrano, che aprono spazi, che costruiscono ponti, che fanno incontrare, che fanno sperare. Non perché siamo superiori o migliori degli altri, ma perché abbiamo messo la nostra piccolezza nelle sue mani. Ora per noi è tutto chiaro quello che Gesù diceva nella tristezza del suo saluto agli Apostoli, ora noi sappiamo che se ci abbandoniamo allo Spirito saremmo in grado di vivere una vita bella per noi e soprattutto potremo contagiare nella bellezza di questa vita anche i nostri fratelli.