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La rigidità non è un dono dello Spirito

LA RIGIDITA’ NON È DONO DELLO SPIRITO

Omelia del Venerdì della V^ settimana di Pasqua

Nella prima lettura degli Atti degli Apostoli abbiamo la conclusione del Concilio di Gerusalemme, questa prima adunanza ufficiale e solenne della chiesa che si trovò ad affrontare un problema importante: i pagani – questo era il problema – possono diventare cristiani senza passare attraverso tutti gli obblighi della religione giudaica, oppure devono prima accogliere tutto quello che richiedeva la religione giudaica per poi diventare cristiani?

Il conflitto si pose in conseguenza della predicazione degli apostoli, specialmente Barnaba e Paolo e degli altri apostoli che dispersi dalla persecuzione fuori di Gerusalemme predicavano iniziando dalle sinagoghe; tutta la città poi li accoglieva, li ascoltava e molti pagani volevano diventare cristiani.

Si porta il problema al collegio degli apostoli a Gerusalemme, che ascoltano Paolo e Barnaba. Gli apostoli, illuminati – come dice la lettura – dallo Spirito Santo capiscono che la chiesa non poteva essere imprigionata in una struttura religiosa che serviva solo a preparare l’incontro con il Messia e dicono che si può battezzare direttamente i pagani che si convertono e credono in Gesù. C’era però molta tensione, c’era molta agitazione in questo tema e invece si finisce con un rallegramento; quando Paolo e Barnaba tornano ad Antiochia tutti sono felici di questa apertura.

La chiesa quindi ha dovuto confrontarsi fin dai primi tempi con questo pericolo che si chiama la rigidità. Diceva stamani Papa Francesco: “la rigidità non è un dono dello Spirito”. Cioè quelli che si fissano sui particolari e perdono il cuore. Queste forme un po’ deviate di devozione che purtroppo sono alimentate da chi come Padre Livio su Radio Maria o come i presunti veggenti di Medjugorje o di altri posti simili che propongono questi obblighi, questi divieti: non si può ricevere la comunione sulle mani, non si può fare questo, bisogna bere l’acqua benedetta, cose che rasentano la magia e il sortilegio, e che fanno perdere la strada.

Perché quello che conta è l’amore in Gesù, l’unica cosa che vi dico – ripeteva Gesù – “amatevi, vogliatevi bene” … e l’amore è libertà, l’amore è abbandono. Non si può imprigionare Dio nelle regole. Ci sono persone che si fanno un problema di coscienza perché magari hanno saltato una coroncina o non hanno bevuto l’acqua benedetta! Dio guarda con tanta benevolenza anche la fede semplice, ma chi la propone è colpevole perché imprigiona la fede di Gesù in una rigidità che non è dono dello Spirito.

La chiesa primitiva ha dato una linea molto chiara: non si può imprigionare Dio in una religione fatta di regole!  Lo Spirto di Dio è questa presenza che ciascuno adora nel suo cuore e che si alimenta nell’amore e che è dono gratuito. Il Paradiso non ce lo conquistiamo osservando tutte le regole, ma donandoci in un amore vero che va al cuore dell’incontro con Dio, e non si perde in tante cose che purtroppo ci allontanano da Lui.

“Noi e lo Spirito Santo – dicono gli apostoli – abbiamo deciso” che è bene non imporre queste cose rigide a chi diventa cristiano, ma ciò che conta è credere in Gesù, ascoltare la sua Parola e vivere quell’amore che questa Parola ci chiede di vivere.