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Omelia del Giovedì dell'Ottava di Pasqua

Continua in questa settimana dell’Ottava il nostro percorso parallelo: la prima lettura ci porta ai primi tempi della chiesa dopo il dono dello Spirito Santo nella Pentecoste, il Vangelo ai momenti indimenticabili degli incontri di Gesù risorto con i suoi discepoli.

Gli Atti degli Apostoli ci riportano il proseguimento dell’episodio di ieri quando Pietro e Giovanni guariscono lo storpio davanti al tempio “... quello che abbiamo te lo diamo: nel nome di Gesù …”, la forza di Gesù che salva. E ora, con questo malato guarito miracolato nel mezzo, il discorso bellissimo, forte, coraggioso di Pietro e degli Apostoli che fanno capire come quello che è avvenuto attraverso di loro è solo il compimento di quella presenza di Dio nella storia che il Messia ha reso così stabile, bella.

Ma ci colpisce come in poche settimane Pietro sia cambiato. Si, è lo stesso Pietro che non ha avuto il coraggio nella notte della passione di dire ad una donna di servizio di una casa che era amico di Gesù. Si, sono gli stessi apostoli che sono scappati impauriti. Allora questa lettura, come tutte quelle degli Atti degli Apostoli, ci fanno capire chi è il vero protagonista della chiesa nascente: è lo Spirito Santo.

È lo Spirito che trasforma la fragilità di questi uomini e li rende testimoni così forti, chiari, coraggiosi del Vangelo. È lo Spirito che trasforma la nostra debolezza, la nostra precarietà, la nostra fragilità e ci rende capaci di essere testimoni del Vangelo.

E nel Vangelo questo episodio continua a raccontare lo stupore di questi discepoli arrivati da Emmaus con quello che avevano visto e che trovano gli apostoli che dicono che Gesù è apparso a Simone. E Gesù è di nuovo in mezzo a loro “Pace a voi, pace a voi”. Lo stupore … non ci credono …ma non è possibile, “è un fantasma”.

Come è comprensivo Gesù della paura e della incredulità dei suoi apostoli. Non soltanto lo farà con Tommaso – lo ascolteremo domenica nel Vangelo - “ma sono io, guardate le mie mani … datemi qualcosa da mangiare”: quanta pazienza. E poi la gioia esplode.

Stamani Papa Francesco nell’omelia parlava proprio di questa gioia che ti toglie il respiro, che ti fa piangere, che ti fa tremare tutto, la gioia di incontrare Gesù! Non c’è nessuna soddisfazione umana che potrà mai avvicinarsi a questa gioia che è nel cuore; la gioia di incontrare Gesù, anche con le nostre debolezze, anche se abbiamo bisogno di guardare i buchi nelle mani, anche se abbiamo bisogno che ogni tanto ci faccia davvero vedere che è davvero Lui, però la gioia di incontrarlo Gesù!

Ci affida poi l’impegno di raccontarla questa gioia: “carissimi, di questo voi siete testimoni”. Voi lo avete visto con i vostri occhi, voi lo avete visto con i vostri occhi. Ecco, essere testimoni credibili, perché parliamo non di cose che sono avvenute fuori da noi, ma parliamo di questa gioia che ti riempie il cuore e che davvero può accompagnare come una sorgente inesauribile tutta la tua vita. La gioia di incontrare Gesù, la gioia di vederlo vivo accanto a noi.