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UNA CHIESA VIVA NELLA PAROLA E NEL SERVIZIO AI POVERI

UNA CHIESA VIVA, NELL’ANNUNCIO DELLA PAROLA E NEL SERVIZIO AI POVERI

Omelia della V^ domenica di Pasqua

 

INTRODUZIONE ALLA EUCARESTIA

Fratelli e sorelle, iniziamo la S. Messa in questa domenica del mese di maggio, mese della Madonna, con due pensieri di festa.

Uno per le mamme, per le nostre mamme, quelle che ancora ci coccolano oppure hanno bisogno delle nostre coccole e sono con noi, e quelle che ci guardano dal cielo. Vogliamo davvero ringraziare il Signore per questo amore di tanta tenerezza che ci dona attraverso le nostre mamme. Vogliamo ringraziare il loro aiuto silenzioso, il loro portare il peso di tante cose.

E poi ancora un pensiero di festa per Silvia Romano, questa bella ragazza italiana, bella nel cuore, una bella ragazza che fa volontariato e che oggi finalmente tra poche ore tornerà alla sua famiglia. È passato un anno e più di sequestro, di sofferenza per lei e per i suoi cari. Questa è una parte bella dell’Italia, quella dei nostri giovani, generosi, volontari, che ai poveri vicini e ai poveri lontani danno il loro cuore e anche un pezzo della loro vita.

Vogliamo salutare tutti i volontari, i nostri volontari di Bhalobasa, del Movimento Shalom, di tante realtà che anche dalle nostre zone fanno vivere esperienze molto belle.

Tra pochi giorni il 20 maggio saranno trenta anni che Madre Teresa di Calcutta mi ha incontrato a Perignano e poi tante volte a Calcutta. È quindi un mese molto bello dove possiamo capire quanto sia bello spendere la vita per amore degli altri, anche se per momenti limitati nel volontariato.

Quindi un abbraccio grande a tutte le mamme e un bacio grande alla nostra Silvia che è tornata in mezzo a noi.

E così in questo mese della Madonna vogliamo rendere onore alla grandezza della donna, che ci dona Gesù non soltanto attraverso storicamente Maria di Nazareth, ma ce lo dona continuamente con tanti gesti di tenerezza e generosità.

 

OMELIA

La pagina degli Atti degli Apostoli nella prima lettura continua a darci un’immagine bella della chiesa nascente, della chiesa primitiva, dei primi passi degli apostoli e dei discepoli, di coloro che ascoltando la pedicazione degli apostoli chiedevano di essere battezzati e diventare cristiani. In questi racconti della comunità primitiva si nota la forza dello Spirito che dà energia e coraggio agli apostoli, si nota la forza anche di questo amore che legava gli uni agli altri; emergono anche problemi e difficoltà, anche le debolezze che accompagnano e accompagneranno la vita della chiesa fino all’incontro finale con il Signore.

Oggi abbiamo della chiesa primitiva due immagini molto belle che convivono insieme: la prima, l’annuncio della Parola. Gli apostoli che avevano visto Gesù, che erano stati con lui, erano attesi e cercati da tutti per ascoltare nella loro predicazione le parole di Gesù, i gesti che aveva fatto e soprattutto quegli incontri con lui risorto. Per questo la gente continuamente li cercava.

Una cosa bella che ha accompagnato la chiesa fin dall’inizio è stata però questa attenzione per i poveri. Qui gli apostoli hanno capito bene l’insegnamento di Gesù. Veniva allora questa difficoltà: alcune persone della comunità cristiana – specialmente quelle provenienti dalla lingua greca – denunciavano che le loro vedove e i loro poveri non erano adeguatamente sostenuti dalla carità della comunità. Gli apostoli non riuscivano a far fronte a tutto e allora nasce questo importante ministero della chiesa che è il ministero del diaconato che è qui vissuto dal nostro don Mario. Gli apostoli decidono di riservare a sé la preghiera e la predicazione – stamani Papa Francesco ha dato una bellissima immagine e un bellissimo impegno per i nostri vescovi, che mettano la preghiera e la predicazione al primo posto del loro ministero – ma non volevano trascurare i poveri.

E allora i diaconi nascono per questa dimensione di servizio che deve accompagnare sempre la vita della chiesa. Il giorno in cui i poveri non ci cercheranno più, vuol dire che noi chiesa abbiamo sbagliato strada. Il giorno che noi chiesa ci mettiamo dalla parte dei potenti, degli oppressori, di chi sfrutta i poveri e non diamo voce al loro grido di giustizia, vuol dire che noi abbiamo sbagliato posto.

E la storia di tanti preti e di tanti vescovi in Africa, in America Latina in questi ultimi decenni ci hanno raccontato sia la tristezza di una chiesa collusa col potere e anche la bellezza di una chiesa martire; pensiamo al vescovo San Romero, pensiamo a tanti santi vescovi e cristiani che per difendere i poveri hanno dato la vita.

Ecco la chiesa vive di queste due anime: l’incontro con Gesù e la preghiera, la predicazione e l’amore per i poveri. Questo fa della chiesa un edificio vivo, non una struttura. Le nostre belle chiese sono un luogo, uno strumento nel quale noi ci troviamo ma non sono la chiesa. La chiesa è questo edificio spirituale di cui parlava l’apostolo Pietro nella seconda lettura, fondata sulla pietra angolare, quella pietra che il mondo ha scartato, che il mondo ha buttato via, sulla quale invece noi costruiamo il futuro del mondo.

Un edificio spirituale vivo nel quale scorre questo sangue della preghiera e dell’amore, della predicazione e della difesa della giustizia, del culto e della attenzione ai poveri. In questo edificio spirituale che siamo noi, con tutte le nostre debolezze e con tutte le nostre miserie si realizza il miracolo: la presenza di Dio Padre.

“Dove sarete … Io sarò con voi”, “quello che chiederete al Padre attraverso di me. Io ve lo darò perché il Padre è con me”: in questo popolo è presente Dio Onnipotente. Non è fuori di noi, non va cercato in un posto, in un tempio, in un culto. Questo Dio Onnipotente è anima di questo popolo, è il popolo di Dio nella storia.

“Io sono la via, la verità e la vita” risponde Gesù agli apostoli in questo dialogo pieno di tristezza dopo la lavanda dei piedi, quando gli apostoli sentono svanire tragicamente la presenza del loro maestro. “Io sono la via”, voi non dovete perdere questa strada della mia Parola, che vi illumina come verità il senso della vita.

“Io sono la vita”: non è qualcosa che raggiungerete dopo, ma se voi vivete di questo sangue vivo del corpo spirituale che è la preghiera, la predicazione, l’amore per la giustizia, l’amore per i poveri, voi avrete la vita, perché Io sono la Vita.

È davvero un mistero molto grande che ci prepara alle solennità che fra poco celebreremo e con le quali finalmente riprenderemo anche la presenza fisica delle nostre assemblee, l’Ascensione e la Pentecoste. Dio non ci lascia soli, Dio non va via, Dio è presente dentro ciascuno di noi e in modo particolare nel suo Corpo che è la chiesa.